L’attività SEO consente un facile reperimento del sito da parte degli utenti che cercano sui motori e normalmente determina l’aumento del volume di traffico qualificato (utenti specificamente interessati) che un sito web riceve tramite i motori di ricerca. Tali attività comprendono l’ottimizzazione della struttura del sito e degli url (url optmization), dell’accessibilità delle informazioni da parte dei motori degli utenti, spider (robot and sitemap optimization) sia del codice sorgente (code and error optimization), degli approfondimenti link (link optimization), la presenza delle immagini, della pagina web, sia dei contenuti.
L’ottimizzazione è parte di un’attività più ampia, il Web marketing (marketing del web e dei motori di ricerca), differente dal Search Engine Marketing (SEM), che invece è una specifica branca del Web marketing che riguarda l’attività di acquisto di traffico svolta nei principali motori di ricerca (detta anche Adwords marketing).
L’attività di ottimizzazione per i motori di ricerca comprende varie operazioni tecniche che vengono effettuate sul codice HTML (incluso il markup) e sui contenuti delle pagine web del sito, nonché sulla struttura ipertestuale complessiva (tecnologie di interazione comprese). Indispensabile è anche l’attività esterna al sito, solitamente effettuata con tecniche di link building, diffusione di comunicati stampa e campagne di article marketing di qualità.
La figura professionale specializzata in ottimizzazione è il SEO (search engine optimizer, ottimizzatore per i motori di ricerca – che ha il medesimo acronimo dell’attività che svolge). In siti di dimensioni elevate, o particolarmente complessi, il SEO resta in stretto contatto con il team di lavoro, necessitando a seconda degli elementi trattati di specifiche professionalità che difficilmente possono ricadere in una singola persona. L’ottimizzazione di un sito è funzionale al suo posizionamento nelle pagine di risposta dei motori, che a sua volta è funzionale alla visibilità dei prodotti/servizi venduti.
Pratiche per l’ottimizzazione delle pagine
Per quanto riguarda la struttura HTML, parte dell’ottimazione consiste nel:
- Inserire i contenuti importanti all’inizio del codice HTML;
- Usare I tag HTML il più possibile attinenti alla struttura dei contenuti presentati (semantico) e verificare sempre che il codice delle pagine sia formalmente valido[1]. Può essere utile confrontarsi con le specifiche WCAG per rendere i contenuti meglio “accessibili” anche per i crawler;
- Differenziare opportunamente i titoli delle varie pagine di un sito, renderli chiari e coerenti con il contenuto della pagina: dovrebbero contenere le parole chiave di maggior peso;
- Evitare di inviare informazioni incontrollate o inutili (potenzialmente dannose) tramite tag <meta>: i browser le ignorano, i crawler no;
- Evitare l’utilizzo di JavaScript per gestire la navigazione, perché il crawler non interpreta gli script e non seguirà questi collegamenti. Usare invece collegamenti standard inserendo tag <a> con l’attributo <href>. I browser delle ultime generazioni non avranno problemi a gestire link contenenti sia un indirizzo in href che una chiamata a JavaScript in un gestore di evento onClick: se quest’ultima è ritenuta indispensabile, è possibile inserirla ed essa verrà eseguita invece del collegamento vero e proprio. È importante ricordarsi di inserire comunque anche il collegamento tramite l’attributo href, a beneficio di browser non standard, browser accessibili, e crawler.
Riguardo alla gestione del server e degli URL, invece:
- Possibilmente, scegliere anche l’URL della pagina in modo che contenga le parole chiave più probabili, ovvero che sia descrittivo e possibilmente somigliante al titolo della pagina stessa;
- Evitare se possibile l’invio di parametri per un’eventuale applicazione lato server tramite l’inserimento di un’interrogazione (query) nell’URL della pagina, ossia la presenza di coppie
parametro=valore
dopo un punto di domanda, dopo l’indirizzo della pagina (http://www.sito.it/percorso/pagina?parametri=valori
). Alcuni motori di ricerca scaricheranno e indicizzeranno solo la pagina base, senza tener conto della query;- inoltre, se l’interrogazione contiene informazioni specifiche sulla sessione (per esempio Session ID, che cambiano per ogni visitatore) nemmeno Google ottiene un URL univoco per la pagina, e può trarne le più disparate conclusioni negative. Per questo tipo di informazioni è opportuno usare i cookie;
- Evitare l’utilizzo di redirect non HTTP (attraverso tag <meta http-equiv=”refresh”>), perché non è detto che il motore di ricerca li segua. È anche diffusa l’idea che la loro presenza possa penalizzare il Link Analysis Ranking di una pagina. Attuare invece ogni redirezione con una risposta HTTP di reindirizzamento (codici 3xx); inoltre, ogni redirezione effettuata tramite tag <meta http-equiv=”refresh”> è contraria ai paragrafi 7.4 e 7.5 delle WCAG 1.0;
- Evitare se possibile di servire contenuti differenziati ai crawler (Cloaking) tentando di riconoscerne la stringa di User agent o l’IP del bot che scansiona le nostre pagine. È una pratica potenzialmente dannosa che espone (in casi estremi) al rischio concreto di cancellazione dagli indici dei motori e nella maggior parte degli altri casi ad una mancata valorizione delle pagine interne di un sito; qualora questo non fosse possibile per ragioni tecniche ( per esempio fornire dei contenuti statici di un sito realizzato interamente in Flash), ma fosse necessario implementare una staticizzazione dei contenuti, è preferibile gestirla client-side, mediante l’uso di cookie di sessione.
- Implementare i file robots.txt e sitemap.xml per indicare ai crawler dei motori di ricerca quali contenuti indicizzare e quali escludere dal processo di indicizzazione.
L’ottimizzazione per Google
Il celeberrimo motore di ricerca Google ha introdotto un elemento di novità nell’approccio al problema dell’indicizzazione del web, il PageRank, un algoritmo di valutazione della rilevanza di una pagina basato su concetti matematici. Robert Metcalfe (inventore di Ethernet), ha definito tale algoritmo come “l’effetto della rete” (network effect): una rete è tanto più utile quanto più elevato è il numero dei suoi utenti. Google indicizza una pagina basandosi sui suoi contenuti e sui link che puntano ad essa. Non solo: utilizza anche 200 valori segreti (o almeno lo sono la maggior parte di essi), che interagiscono mediante l’algoritmo di Google per definire la qualità e vari altri fattori contenuti nei siti (e nei blog, oltre che nei servizi utili nel web). Nelle varie informazioni che è necessario conoscere per arrivare nelle vette dell’ottimizzazione per Google è necessario che il proprio sito possa essere SEO friendly, ovvero che possa essere riconosciuto come sito o blog facilitato per quanto riguarda la lettura dei bot dei motori di ricerca. Ciò avviene prestando particolare cura al link di ogni documento caricato sul web.
Ottimizzazione delle immagini
La ricerca per immagini è il secondo tipo di ricerca effettuato su Google. Per fare in modo che anche le immagini siano indicizzate e ricercabili dai motori di ricerca, contribuendo alla ricercabilità della pagina in cui sono inserite, l’immagine deve avere una url che descrive il contenuto dell’immagine stessa (es: /images/mobile_rosso.jpg) e ci deve essere un ALT TAG di descrizione (quello che appare come descrittivo dell’immagine). Altre informazioni possono essere introdotte in TITLE e in Caption (una tabella che ha lo scopo di descrivere l’immagine e viene utilizzata dai principali cms). Le principali web app specifiche sulle immagini sono in grado di configurare questi campi utilizzando i relativi campi EXIF.
Ottimizzazione per file PDF
L’ottimizzazione dei documenti in formato PDF prevede alcuni interventi al momento della creazione del file.
Gli elementi più importanti da compilare correttamente ai fini del posizionamento sulle SERP di un documento PDF sono:
- il nome del file, se è composto da più chiavi utilizzare il trattino per separarle; ad esempio, se il file PDF parla di animali domestici utilizzeremo il seguente nome file: animali-domestici.pdf
- le proprietà interne al documento: cliccare su “File” – “Proprietà” e compilare necessariamente “Titolo”, “Oggetto” (che sarebbe la description), “Autore” (potete mettere il nome del sito) e “Parole chiave”.
- Il titolo all’interno del documento: se il documento non dovesse avere un titolo, sarà Google ad attribuirne uno. Meglio, quindi, indicare il titolo che si vuole dare al documento utilizzando per il font: Verdana, Italico e Centrato.
Per quanto riguarda l’inserimento di un link cliccabile all’interno delle pagine, si noti che un file pdf viene letto da Google come una sorta di pagina web a sé stante e risulta, pertanto, un backlink al proprio sito. L’importante è tematizzare il link, cioè inserire l’esatta pagina di riferimento. Per esempio, se abbiamo un PDF che parla di animali domestici su un portale di animali, sarà meglio inserire il link alla pagina che parla esattamente di quelli domestici.
Negative SEO
Il Negative SEO consiste nell’aspetto contrario del Seo ovvero il suo aspetto Oscuro. Questo tipo di pratica a differenza del SEO classico tende a raggiungere i risultati contrari a quelli del SEO.
Nei paesi anglossassoni ma anche in Italia il Negative SEO si sta diffondendo come strumento per abbattere la concorrenza nelle SERP in quanto genera risultati opposti. Ovvero invece di innalzare il sito bersaglio sulle SERP dei motori di ricerca e quindi aumentare la sua visibilità, fa esattamente il contrario e quindi si sta imponendo come strumento di sabotaggio della concorrenza online.
Anche l’esperto di Google Matt Cutts, la massima autorità in materia ha riconosciuto in una sua intervista sul canale di Youtube per i Webmaster che il problema del Negative SEO è una cosa seria.
Il mercato delle imprese SEO (in Italia)
Nonostante l’incremento del numero di imprese coinvolte, direttamente o indirettamente, dall’indotto del mercato Internet, il mercato del SEO in Italia risulta meno sviluppato che in altri paesi europei o extraeuropei (in primis Francia, Inghilterra, Stati Uniti, Australia e India). Una delle ragioni principali della relativa arretratezza del SEO in Italia è il grado di alfabetizzazione informatica degli investitori e delle società italiane, minore rispetto a quelle straniere. Le imprese nostrane sono, in genere, mal disposte a destinare macro-investimenti destinati al SEO. Di conseguenza, nelle stesse imprese SEO si riscontra un quadro di prevalente frammentazione.